Provate a immaginare cosa succederebbe se, invece di armi, bombe, missili e fucili, si usassero torte alla panna, cioccolatini e mazzi di fiori per affrontare i nemici. Non sarebbe un mondo migliore?
C’era una
volta un re, direte tutti in coro,
con il
mantello rosso e l’armatura d’oro.
C’era una
volta un re che agendo con stoltezza
si perse la
corona, lo scettro e la fortezza.
Il re di cui
parliamo non era mai contento
ed ogni
notte in lacrime sfogava il suo lamento.
Quello che
possedeva non gli bastava mai
e fu
purtroppo questa la causa dei suoi guai.
Un giorno
disse infatti dall’alto del maniero:
“Vorrei
poter regnare sul mare e il mondo intero.
La guerra è
cosa seria e sia ben preparata,
chiamatemi
al più presto il mago con la fata!”.
Si chiusero da
soli per fare una riunione
e dopo
qualche mese uscì la soluzione.
Con tutti i
cittadini già pronti ad applaudire,
col fabbro,
il cuoco e il prete intento a benedire,
il re si
alzò sul trono, vicino alla sua dama,
ed iniziò
solenne a leggere il proclama:
“Miei cari
servitori, abbiamo tante terre,
difese in
questi secoli con quattro o cinque guerre,
ma il regno
del vicino, lo sanno anche i bambini,
ha pascoli
più belli, ben oltre i miei confini.
E’ quindi
giunta l’ora, miei prodi cavalieri,
di prendere
le armi, quest’oggi come ieri!”.
Poi disse
alla regina, intenta a pisolare:
“Appronta la
mia flotta che navighi sul mare!
Richiama i
generali, gli arcieri e i nostri fanti,
che partano
gli eserciti e uccidan tutti quanti!”.
Il re fu
soddisfatto per questo suo disegno,
già pronto a
sopportare il nuovo grande impegno,
si mise
sopra il trono pensando alla sua gloria
e attese il
messaggero o un segno di vittoria.
Intanto per
la gioia dei sudditi contenti,
si aprirono
le danze con i festeggiamenti.
Passarono i
minuti, le ore e giorni interi,
e i volti
nel castello divennero più seri.
Passaron
settimane, i mesi e tanti anni,
e oltre il
malumore fiorirono gli affanni.
Ma al posto
della gloria, chiara e consolatrice,
giunse il
commercialista con la calcolatrice.
Pigiando
sopra i tasti, scrivendo sopra un foglio,
guardava il
sire in lacrime nello stanzone spoglio.
E dopo tre
equazioni di calcoli fiscali,
sommando i
due cateti (che poi son sempre uguali!?),
tra sgravi e
deduzioni ed altra roba strana,
emise il suo
verdetto in una settimana
dicendo al
proprio re con tono un po’ commosso:
“Il conto in
banca, sire, adesso è proprio in rosso.
Togliendo
quel milione di morti già previsti,
di poveri
affamati e di persone tristi,
l’impresa
sta portando soltanto povertà,
ma questo, a
dire il vero, lo sapevamo già.
La cosa
ancor più grave di questa situazione?
Ce gli
orfani e le vedove non hanno tassazione.
Le spese
sono troppe ed i guadagni zero.
Coi soldi
che ci restano scordiamoci l’impero!”.
Essendo
infatti tutti partiti per la guerra,
nessuno
raccoglieva i frutti della terra:
non c’era
più nei campi nemmeno un contadino,
non c’era la
farina nei sacchi del mulino,
non c’era
quindi il pane, né roba da mangiare,
non c’era
più guadagno, né tasse da pagare.
Il re,
triste e in ginocchio, gridava disperato:
“Oh
consiglieri stolti, mi avete rovinato!”
Tutto
sconvolto in lacrime corse verso il balcone
e disse
forte al popolo: “Urge una decisione!”.
Un bimbo tra
la folla alzò la sua manina
e il re guardò
sgomento di colpo la regina,
ma quando ci
si trova in certe situazioni
è giusto
valutar tutte le soluzioni.
Il bimbo
dritto in piedi sui libri della scuola
schiarì così
la voce e prese la parola:
“Non servon
altri soldi, ma un’arma micidiale
più forte e
più potente di tutto l’arsenale” ,
e
continuando fiero con fare più conciso
“potremmo
demolirli a colpi di sorriso!”.
Il re ormai
distrutto grattandosi la testa:
“Le abbiam
provate tutte, proviamo pure questa”.
Davanti ad
uno specchio per tutta la giornata
marciò così
l’esercito formando una parata,
le bocche
sempre aperte per fare allenamento,
tanti
spintoni, grida e un po’ di malcontento.
Qualcuno non
sapeva da dove cominciare
e il bimbo
con pazienza spiegava come fare:
“Pensa alla
primavera, al sole del mattino,
al vento tra
le foglie e al canto di un bambino…”
Non era
proprio facile per tutti questi soldati
pescare dei
ricordi da tempo cancellati,
ma dopo
tante prove coi volti sorridenti,
almeno
all’apparenza, sembravano contenti.
Persino una
vecchietta che aveva un solo dente
apriva la
sua bocca con fare irriverente,
guardando
un’altra volta l’esercito in partenza
commossa si
inchinava con una riverenza.
I generali
increduli per questo nuovo piano
Condussero i
guerrieri, ma senza le armi in mano,
e giunti in
prima linea, intrepidi e decisi,
lanciarono
ai nemici migliaia di sorrisi!
Ci furon dei
soldati che presi dall’ardore
Lanciarono
con forze perfino qualche fiore
E il prode
cavaliere, ce non aveva uguali,
scagliò
dall’altra parte un pacco di regali.
L’esercito
nemico rimase un po’ spaesato
e chiese
spiegazioni chiamando l’avvocato.
L’espero
leguleio guardando il suo librone
cercava
qualche articolo ( o almeno una soluzione)
perché quel
nuovo attacco, che non faceva male,
venisse
dichiarato incostituzionale.
Il re nemico
allora per non restare in scacco
reagì
velocemente passando al contrattacco.
E fu così
che a fronte di ogni gentilezza
decise di
rispondere con tutta la fermezza;
mazzi di
rose rosse e torte al cioccolato
fornite in
dotazione per ogni suo soldato,
al posto
delle frecce tanti cioccolatini,
frutta
candita, dolci e tè coi pasticcini.
Con questa
decisione, finita la mattanza,
tutti i
soldati al fronte sembravano in vacanza.
Coriandoli,
panini, tartine col salmone,
balli di
gruppo, giochi, partite di pallone.
La guerra a
questo punto non venne continuata,
mandarono in
pensione il mago con la fata.
Persino il
nostro re, lasciato il suo castello,
passò così i
suoi giorni zappando l’orticello
e mentre la
regina provava a ricamare,
lui tutti i
pomeriggi voleva raccontare
la storia di
uno sciocco, violento e prepotente,
che per il
suo carattere rimase senza niente.
C’era una
volta un re, direte tutti in coro,
con il
mantello rosso e l’armatura d’oro.
C’era una
volta un re e adesso non c’è più,
perché chi
troppo vuole… il resto dillo tu!
LA GUERRA DEI SORRISI
(da “Il quaderno delle filastrocche”, Mario Pennacchio, ill.
Roberto Da Re Giustiniani, scritto in bella calligrafia e rifinito a mano da
Nicoletta Piol. Kellerman Editore, 2013.)
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