lunedì 30 marzo 2020

La guerra dei sorrisi






Provate a immaginare cosa succederebbe se, invece di armi, bombe, missili e fucili, si usassero torte alla panna, cioccolatini e mazzi di fiori per affrontare i nemici. Non sarebbe un mondo migliore?



C’era una volta un re, direte tutti in coro,
con il mantello rosso e l’armatura d’oro.
C’era una volta un re che agendo con stoltezza
si perse la corona, lo scettro e la fortezza.
Il re di cui parliamo non era mai contento
ed ogni notte in lacrime sfogava il suo lamento.
Quello che possedeva non gli bastava mai
e fu purtroppo questa la causa dei suoi guai.
Un giorno disse infatti dall’alto del maniero:
“Vorrei poter regnare sul mare e il mondo intero.
La guerra è cosa seria e sia ben preparata,
chiamatemi al più presto il mago con la fata!”.
Si chiusero da soli per fare una riunione
e dopo qualche mese uscì la soluzione.
Con tutti i cittadini già pronti ad applaudire,
col fabbro, il cuoco e il prete intento a benedire,
il re si alzò sul trono, vicino alla sua dama,
ed iniziò solenne a leggere il proclama:
“Miei cari servitori, abbiamo tante terre,
difese in questi secoli con quattro o cinque guerre,
ma il regno del vicino, lo sanno anche i bambini,
ha pascoli più belli, ben oltre i miei confini.
E’ quindi giunta l’ora, miei prodi cavalieri,
di prendere le armi, quest’oggi come ieri!”.
Poi disse alla regina, intenta a pisolare:
“Appronta la mia flotta che navighi sul mare!
Richiama i generali, gli arcieri e i nostri fanti,
che partano gli eserciti e uccidan tutti quanti!”.
Il re fu soddisfatto per questo suo disegno,
già pronto a sopportare il nuovo grande impegno,
si mise sopra il trono pensando alla sua gloria
e attese il messaggero o un segno di vittoria.
Intanto per la gioia dei sudditi contenti,
si aprirono le danze con i festeggiamenti.
Passarono i minuti, le ore e giorni interi,
e i volti nel castello divennero più seri.



Passaron settimane, i mesi e tanti anni,
e oltre il malumore fiorirono gli affanni.
Ma al posto della gloria, chiara e consolatrice,
giunse il commercialista con la calcolatrice.
Pigiando sopra i tasti, scrivendo sopra un foglio,
guardava il sire in lacrime nello stanzone spoglio.
E dopo tre equazioni di calcoli fiscali,
sommando i due cateti (che poi son sempre uguali!?),
tra sgravi e deduzioni ed altra roba strana,
emise il suo verdetto in una settimana
dicendo al proprio re con tono un po’ commosso:
“Il conto in banca, sire, adesso è proprio in rosso.
Togliendo quel milione di morti già previsti,
di poveri affamati e di persone tristi,
l’impresa sta portando soltanto povertà,
ma questo, a dire il vero, lo sapevamo già.
La cosa ancor più grave di questa situazione?
Ce gli orfani e le vedove non hanno tassazione.
Le spese sono troppe ed i guadagni zero.
Coi soldi che ci restano scordiamoci l’impero!”.
Essendo infatti tutti partiti per la guerra,
nessuno raccoglieva i frutti della terra:
non c’era più nei campi nemmeno un contadino,
non c’era la farina nei sacchi del mulino,
non c’era quindi il pane, né roba da mangiare,
non c’era più guadagno, né tasse da pagare.
Il re, triste e in ginocchio, gridava disperato:
“Oh consiglieri stolti, mi avete rovinato!”
Tutto sconvolto in lacrime corse verso il balcone
e disse forte al popolo: “Urge una decisione!”.

Un bimbo tra la folla alzò la sua manina
e il re guardò sgomento di colpo  la regina,
ma quando ci si trova in certe situazioni
è giusto valutar tutte le soluzioni.
Il bimbo dritto in piedi sui libri della scuola
schiarì così la voce e prese la parola:
“Non servon altri soldi, ma un’arma micidiale
più forte e più potente di tutto l’arsenale” ,
e continuando fiero con fare più conciso
“potremmo demolirli a colpi di sorriso!”.
Il re ormai distrutto grattandosi la testa:
“Le abbiam provate tutte, proviamo pure questa”.
Davanti ad uno specchio per tutta la giornata
marciò così l’esercito formando una parata,
le bocche sempre aperte per fare allenamento,
tanti spintoni, grida e un po’ di malcontento.
Qualcuno non sapeva da dove cominciare
e il bimbo con pazienza spiegava come fare:
“Pensa alla primavera, al sole del mattino,
al vento tra le foglie e al canto di un bambino…”
Non era proprio facile per tutti questi soldati
pescare dei ricordi da tempo cancellati,
ma dopo tante prove coi volti sorridenti,
almeno all’apparenza, sembravano contenti.
Persino una vecchietta che aveva un solo dente
apriva la sua bocca con fare irriverente,
guardando un’altra volta l’esercito in partenza
commossa si inchinava con una riverenza.
I generali increduli per questo nuovo piano
Condussero i guerrieri, ma senza le armi in mano,
e giunti in prima linea, intrepidi e decisi,
lanciarono ai nemici migliaia di sorrisi!
Ci furon dei soldati che presi dall’ardore
Lanciarono con forze perfino qualche fiore
E il prode cavaliere, ce non aveva uguali,
scagliò dall’altra parte un pacco di regali.
L’esercito nemico rimase un po’ spaesato
e chiese spiegazioni chiamando l’avvocato.
L’espero leguleio guardando il suo librone
cercava qualche articolo ( o almeno una soluzione)
perché quel nuovo attacco, che non faceva male,
venisse dichiarato incostituzionale.
Il re nemico allora per non restare in scacco
reagì velocemente passando al contrattacco.
E fu così che a fronte di ogni gentilezza
decise di rispondere con tutta la fermezza;
mazzi di rose rosse e torte al cioccolato
fornite in dotazione per ogni suo soldato,
al posto delle frecce tanti cioccolatini,
frutta candita, dolci e tè coi pasticcini.
Con questa decisione, finita la mattanza,
tutti i soldati al fronte sembravano in vacanza.
Coriandoli, panini, tartine col salmone,
balli di gruppo, giochi, partite di pallone.
La guerra a questo punto non venne continuata,
mandarono in pensione il mago con la fata.
Persino il nostro re, lasciato il suo castello,
passò così i suoi giorni zappando l’orticello
e mentre la regina provava a ricamare,
lui tutti i pomeriggi voleva raccontare
la storia di uno sciocco, violento e prepotente,
che per il suo carattere rimase senza niente.
C’era una volta un re, direte tutti in coro,
con il mantello rosso e l’armatura d’oro.
C’era una volta un re e adesso non c’è più,
perché chi troppo vuole… il resto dillo tu!


LA GUERRA DEI SORRISI
(da “Il quaderno delle filastrocche”, Mario Pennacchio, ill. Roberto Da Re Giustiniani, scritto in bella calligrafia e rifinito a mano da Nicoletta Piol. Kellerman Editore, 2013.)


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