martedì 17 marzo 2020

Pizzicamì, Pizzicamè e la strega.

La storia di oggi ce la regala Chiara di 3D della scuola Rinascita. Grazie!


Pizzicamì, Pizzicamè e la strega.

C’era una volta una strega terribile che passava il suo tempo a mangiare i bambini.
Li faceva bollire in un enorme pentolone con dentro un po’ di timo, due foglie d’alloro, qualche cipollina, un cucchiaio di vin bianco, un rosso d’uovo, un cucchiaio di aceto, un bicchiere di panna liquida e un pizzico di cannella.
Una volta all'anno veniva davanti a scuola con il suo cesto della spesa e se ne portava via quattro, cinque, dodici o ventitré, a seconda della stagione. Perché ci sono periodi in cui i bambini sono sempre ammalati, hanno la varicella, gli orecchioni, la scarlattina, la rosolia, il naso che gli cola o la gola che pizzica: in quei periodi la strega non veniva, perché non voleva prendersi i microbi né imbottirsi di medicine.
-          Io cucino solo prodotti freschi, - era solita dire – e senza additivi chimici.
Ma quando veniva la bella stagione ed erano tutti in forma, oplà, arrivava con il suo cesto e faceva raccolta di maschietti e femminucce, che poi rosolava con un po’ di pancetta, o faceva al forno, o cucinava al vapore. Eh già, era davvero una grande cuoca!
Siccome abitava lontano lontano, oltre i monti e le valli, al di là dei fiumi e dei boschi, era impossibile raggiungerla e i poveri genitori si strappavano i capelli per la disperazione.
Finché un bel giorno i genitori decisero di non mandare più a scuola i bambini, a causa della strega. E siccome non andavano più a scuola, i bambini non imparavano più niente e diventarono dei veri asini ignoranti.
E invece di sapere a memoria le belle poesie, le tabelline e le regole della grammatica, dicevano solo sconcezze e parolacce, cantavano canzonette idiote e tiravano fuori spiritosaggini senza senso. Per i genitori era un vero inferno. 
C’erano due bambini, fratello e sorella, particolarmente insopportabili: si chiamavano Pizzicamì e Pizzicamè. Non c’era cretinata in cui non fossero abilissimi, tanto per dare una idea passavano tutto il tempo a dire cose del tipo:
-          Come possono stare quattro elefanti in un’automobile?
-          Due davanti e due dietro.
-          Come si chiama il campione cinese di corsa ad ostacoli?
-          Cin-ciam-pai
E giù a ridere …
E avanti così dalla mattina alla sera: i loro genitori avevano la testa come un pallone.
Alla fine, dopo un anno, un mese e un giorno, decisero di rimandare a scuola i due marmocchi.
“E tanto meglio se la strega se li piglia, - pesavano- almeno staremo in pace”.
Pizzicamì e Pizzicamè si diedero una bella ripulita, indossarono dei vestiti nuovi, presero le cartelle nuove – che avevano riempito di scherzi e giochini – e andarono a scuola.
Figurarsi! La strega era in agguato da giorni, settimane, mesi davanti a scuola: appena li vide li caricò sulla scopa meccanica e via, oltre i tetti delle case.
Comodamente seduti nel cesto, Pizzicamì e Pizzicamè sparavano le loro solite scemenze:
Tranquilla, Camilla.
Vincenzo ti penzo.
Chiara è in para.
Loretta lo aspetta.
Mario sul binario.
Teresa l’hai presa e te la tieni.
La strega li ascoltava distrattamente, perché fantasticava di nuove ricette e di nuovi piatti da inventare. Ad esempio pensava:
“Aggiungete un po’ di salsa e il formaggio a dadini. Poi mescolate a fuoco vivace.”
Oppure:
“Accendete il forno e intanto fate bollire le patate, mentre pelate le melanzane”.
Ma a forza di sentirsi nelle orecchie le stupidate di quegli altri due, cominciò a fare un po’ di confusione; e pensava a ricette di questo tipo:
“Mettete nel forno caldo Rinaldo per circa mezz'ora Fedora; aggiungete un po’ di noce moscata Renata e servite con succo di pompelmo Guglielmo”.
A quel punto i due cominciarono il loro gioco preferito:
-Pizzicamì e Pizzicamè son seduti dentro al cesto, Pizzicamì finisce di sotto: chi rimane dentro al cesto?
-Pizzicamè, - rispose la strega distrattamente.
Immediatamente i due manigoldi la pizzicarono con tanta forza che le venne la mano tutta blu.
-Ahiiaaaaa! Cosa vi prende?
- Sei stata tu a dire: Pizzicamè!
-Davvero? – disse la strega – Ma che strano.
E tornò a pensare alle sue ricette, alla pasta da far lievitare, ai polli da farcire, alle olive da snocciolare, alle verdure da stufare, alla frutta da caramellare. Eh già, era davvero una grande cuoca.
Ma nel frattempo Pizzicamì e Pizzicamè avevano continuato il loro gioco.

-          Pungimì e Pungimè sono seduti sulla barca.
Pungimì cade nella acqua: Chi rimane nella barca?
-Pungimè, - rispose distrattamente la strega.
Immediatamente i due farabutti la accontentarono.
Ma adesso toccava a Picchiamì e PIcchiamè;
-          Picchiamì finisce di sotto. Chi rimane dentro al cesto?
-          Picchiamè, - rispose la strega, e fu picchiata.
Poi venne Mordimì e Mordimè, e la strega fu morsicata.
Frustamì e Frustamè, e la strega si prese un bel po' di frustate sul sedere.
E Tiramì e Tiramè, e Graffiamì e Graffiamè, e così via.
La strega era furibonda e gridava che appena arrivavano a casa gliel’avrebbe fatta pagare.
Ma Pizzicamì e Pizzicamè non pagarono proprio niente, perché … la strega non arrivò mai a casa!
Mentre volavano con la scopa sopra il fiume, Pizzicamì e Pizzicamè cominciarono a giocare a Spingimì e Spingimè: e appena la strega rispose “Spingimè” – furba anche lei però – la spinsero giù con molto piacere.
La strega precipitò come un sasso, e andò ad annegarsi nelle acque nere e profonde.
Naturalmente appena si seppe che la strega era morta, tutti i bambini tornarono a scuola senza problemi.
Ma siccome durante la lunga assenza avevano preso delle cattive abitudini, con quelle loro canzonette e filastrocche demenziali, non si sa se le maestre rimasero proprio contente contente.
di H. Bichonnier, Pef
tratto da "Storie per ridere" Einaudi ragazzi

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