La storia di oggi ce la regala Chiara di 3D della scuola Rinascita. Grazie!
Pizzicamì, Pizzicamè e la strega.
C’era una volta una strega terribile che passava il suo tempo a mangiare i bambini.
Li faceva bollire in un enorme pentolone con dentro un po’ di
timo, due foglie d’alloro, qualche cipollina, un cucchiaio di vin bianco, un rosso
d’uovo, un cucchiaio di aceto, un bicchiere di panna liquida e un pizzico di
cannella.
Una volta all'anno veniva davanti a scuola con il suo cesto
della spesa e se ne portava via quattro, cinque, dodici o ventitré, a seconda
della stagione. Perché ci sono periodi in cui i bambini sono sempre ammalati,
hanno la varicella, gli orecchioni, la scarlattina, la rosolia, il naso che gli cola o la gola che pizzica: in quei periodi la strega non veniva, perché non
voleva prendersi i microbi né imbottirsi di medicine.
-
Io cucino solo prodotti freschi, - era solita
dire – e senza additivi chimici.
Ma quando veniva la bella stagione
ed erano tutti in forma, oplà, arrivava con il suo cesto e faceva raccolta di
maschietti e femminucce, che poi rosolava con un po’ di pancetta, o faceva al
forno, o cucinava al vapore. Eh già, era davvero una grande cuoca!
Siccome abitava lontano lontano,
oltre i monti e le valli, al di là dei fiumi e dei boschi, era impossibile
raggiungerla e i poveri genitori si strappavano i capelli per la disperazione.
Finché un bel giorno i genitori
decisero di non mandare più a scuola i bambini, a causa della strega. E siccome
non andavano più a scuola, i bambini non imparavano più niente e diventarono
dei veri asini ignoranti.
E invece di sapere a memoria le
belle poesie, le tabelline e le regole della grammatica, dicevano solo
sconcezze e parolacce, cantavano canzonette idiote e tiravano fuori
spiritosaggini senza senso. Per i genitori era un vero inferno.
C’erano due bambini, fratello e
sorella, particolarmente insopportabili: si chiamavano Pizzicamì e Pizzicamè.
Non c’era cretinata in cui non fossero abilissimi, tanto per dare una idea
passavano tutto il tempo a dire cose del tipo:
-
Come possono stare quattro elefanti in
un’automobile?
-
Due davanti e due dietro.
-
Come si chiama il campione cinese di corsa ad
ostacoli?
-
Cin-ciam-pai
E giù a ridere …
E avanti così dalla mattina alla
sera: i loro genitori avevano la testa come un pallone.
Alla fine, dopo un anno, un mese e
un giorno, decisero di rimandare a scuola i due marmocchi.
“E tanto meglio se la strega se li
piglia, - pesavano- almeno staremo in pace”.
Pizzicamì e Pizzicamè si diedero
una bella ripulita, indossarono dei vestiti nuovi, presero le cartelle nuove –
che avevano riempito di scherzi e giochini – e andarono a scuola.
Figurarsi! La strega era in
agguato da giorni, settimane, mesi davanti a scuola: appena li vide li caricò
sulla scopa meccanica e via, oltre i tetti delle case.
Comodamente seduti nel cesto, Pizzicamì
e Pizzicamè sparavano le loro solite scemenze:
Tranquilla, Camilla.
Vincenzo ti penzo.
Chiara è in para.
Loretta lo aspetta.
Mario sul binario.
Teresa l’hai presa e te la
tieni.
La strega li ascoltava
distrattamente, perché fantasticava di nuove ricette e di nuovi piatti da
inventare. Ad esempio pensava:
“Aggiungete un po’ di salsa e il
formaggio a dadini. Poi mescolate a fuoco vivace.”
Oppure:
“Accendete il forno e intanto fate
bollire le patate, mentre pelate le melanzane”.
Ma a forza di sentirsi nelle
orecchie le stupidate di quegli altri due, cominciò a fare un po’ di
confusione; e pensava a ricette di questo tipo:
“Mettete nel forno caldo Rinaldo
per circa mezz'ora Fedora; aggiungete un po’ di noce moscata Renata e servite
con succo di pompelmo Guglielmo”.
A quel punto i due cominciarono il
loro gioco preferito:
-Pizzicamì e Pizzicamè son seduti
dentro al cesto, Pizzicamì finisce di sotto: chi rimane dentro al cesto?
-Pizzicamè, - rispose la strega
distrattamente.
Immediatamente i due manigoldi la
pizzicarono con tanta forza che le venne la mano tutta blu.
-Ahiiaaaaa! Cosa vi prende?
- Sei stata tu a dire: Pizzicamè!
-Davvero? – disse la strega – Ma
che strano.
E tornò a pensare alle sue
ricette, alla pasta da far lievitare, ai polli da farcire, alle olive da
snocciolare, alle verdure da stufare, alla frutta da caramellare. Eh già, era
davvero una grande cuoca.
-
Pungimì e Pungimè sono seduti sulla barca.
Pungimì cade nella acqua: Chi rimane nella barca?
-Pungimè,
- rispose distrattamente la strega.
Immediatamente i due farabutti la accontentarono.
Ma adesso toccava a Picchiamì e PIcchiamè;
-
Picchiamì finisce di sotto. Chi rimane dentro al
cesto?
-
Picchiamè, - rispose la strega, e fu picchiata.
Poi venne Mordimì e Mordimè, e la
strega fu morsicata.
Frustamì e Frustamè, e la strega
si prese un bel po' di frustate sul sedere.
E Tiramì e Tiramè, e Graffiamì e
Graffiamè, e così via.
La strega era furibonda e gridava
che appena arrivavano a casa gliel’avrebbe fatta pagare.
Ma Pizzicamì e Pizzicamè non
pagarono proprio niente, perché … la strega non arrivò mai a casa!
Mentre volavano con la scopa sopra
il fiume, Pizzicamì e Pizzicamè cominciarono a giocare a Spingimì e Spingimè: e
appena la strega rispose “Spingimè” – furba anche lei però – la spinsero giù
con molto piacere.
La strega precipitò come un sasso,
e andò ad annegarsi nelle acque nere e profonde.
Naturalmente appena si seppe che
la strega era morta, tutti i bambini tornarono a scuola senza problemi.
Ma siccome durante la lunga
assenza avevano preso delle cattive abitudini, con quelle loro canzonette e
filastrocche demenziali, non si sa se le maestre rimasero proprio contente
contente.
di H. Bichonnier, Pef
di H. Bichonnier, Pef
tratto da "Storie per ridere" Einaudi ragazzi
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