giovedì 30 aprile 2020

Nella casa di Mafalda






NELLA CASA DI MAFALDA 
di Roberto Piumini
letta dalla maestra Patrizia


Nella casa di Mafalda,
piccolina, bella e salda,
è accaduto, senti senti,
un arrivo di parenti.
Prima, senza telegramma,
è arrivata la sua mamma,
e insieme anche il papà:
dove mai li metterà?
Li sistema in un baleno
nella stanza a pianterreno.
Poi arriva, senza avviso,
la cugina Fiordaliso.
Dove metterla? Vediamo…
Può dormire sul divano!

Dlin dlon! suonano alla porta:
è zia Nella, tutta smorta,
con i suoi tre gatti neri
e tre pesci nei bicchieri.
E Mafalda, quieta e zitta,
li sistema su in soffitta.
Toc toc! E chi bussa ancora?
C’è zio Pippo con signora
e i suoi otto bambini!
Otto sono gli scalini…
Sulla scala andranno a letto:
ogni bimbo ne ha un pezzetto!
E zio Pippo, poverino?
Sistemato nel camino!
E sua moglie, poverina?
Sistemata giù in cantina!

Nella casa di Mafalda
si sta stretti, ci si scalda,
si sta in piedi su una gamba,
si sta a pranzo in posa stramba:
sono, in tutto, circa venti,
un po’ stretti, ma contenti…
Dlin dlon! Come? Ancora qualcuno?
Quel tesoro di zio Bruno
con la scimmia e con il cane,
e sei caschi di banane!
Figuriamoci il risotto:
pesci sopra, scimmie sotto,
scivoloni sulle bucce,
gatti neri nelle cucce,
urla, grida, inseguimenti,
gomitate in mezzo ai denti,
spinte, strilli, ruzzoloni,
centomila confusioni:
e la casa di Mafalda
non è piú poi cosí salda…

Cosí, silenziosamente,
senza dire proprio niente,
sai Mafalda cosa fa?
La valigia, e se ne va.
Va in vacanza nel deserto,
dove l’orizzonte è aperto.
Va in vacanza in mezzo al mare,
dove ci si può allargare.
Va in vacanza ai quattro venti,
dove non ci son parenti.



Roberto Piumini



mercoledì 29 aprile 2020

Irina e lo Spirito dei Boschi


Una fiaba della tradizione russa che racconta di una piccola orfanella che trova nella fantasia il rifugio alla tristezza e la forza di trasmettere allegria agli altri. Vediamo cosa le succede...

martedì 28 aprile 2020

Ragno Mirò






La storia del Ragno Mirò è scritta dalla maestra Patrizia ed è accompagnata dai disegni realizzati da  Marco e Gabriella.

Il ragno Mirò 
di zia Patrizia.



In un angolo di un muro scalcinato se ne stava rintanato un bel ragnetto. Ragnetto si, ma proprio bello no.
Tutti lo chiamavano Mirò. Mirò come il famoso pittore, perché era capace di disegnare con il suo filo delle bellissime ragnatele. Le faceva di ogni forma e dimensione. Grandi come una porta o piccole come una melina, tonde come una girandola, quadrate, storte, dritte, a stella, a strascico. L’unica cosa che gli mancava per diventare un vero pittore, erano i colori. Lui ne conosceva solo tre: color mattone, color polvere, color pozzanghera. A dire il vero, non erano un granché, ma quando erano bagnati dalla rugiada, sembravano color argento. Il ragnetto, li rimirava contento, e continuava a lavorare e lavorare per renderli sempre più belli.
Gli altri ragni lo prendevano in giro.
-  Mirò se vuoi essere un vero pittore, devi trovare un colore.


Ma chi lo tormentava di più era quel grosso ragno peloso e cattivo che aveva la casa sul tronco del grande albero. Gli si avvicinava di soppiatto, lo copriva con la sua ombra enorme e con il suo vocione gli urlava:
- Ehi Mirò, ragnettino insignificante, vieni fuori dal tuo buco. Oggi non hai ancora preso niente, eh, nemmeno una caccoletta pelosa. Ragnetto sgangherato. Il tuo filo appiccicoso lo puoi arrotolare, puoi fargli fare delle capriole e anche salti mortali, ma avrà sempre colori sbrodolosi. Mai luccicanti come i colori di una farfalla. Ah ah ah.
E se ne andava ridacchiando, il perfido ragno nero.
Mirò tremante di paura, cercava di aggiustare la ragnatela, che quel brutto mostro gli aveva rotto e poi si metteva stretto stretto nell’angolino e aspettava che passasse il pericolo. E quando quel ragnaccio gli sembrava lontano, ricominciava a lavorare.


Ma un giorno tutto si rovesciò e la sua vita cambiò. Quel giorno accadde qualcosa di speciale. Sentì come un piccolo soffio di vento e sopra di lui vide due ali coloratissime e delicate, come un pezzetto di arcobaleno.
Una farfalla. Era una farfalla! “Voglio i suoi colori, voglio essere leggero come lei, voglio volare.” Ma forse un ragno non sa parlare ad una farfalla. Infatti, lei nemmeno lo guardò e continuò a farsi i fatti suoi.
Cominciò a sfregarsi le ali e lasciò cadere sul ragno una polverina colorata che sporcò di mille colori un pezzetto della sua ragnatela. Mirò rimase fermo a contemplare quei colori farfalliferi meravigliosi. Una magia.
«E’ la prima volta che mi capita. Che fortuna!”
E se ne andava qua e la per raccogliere i colori.
Quando si accorse che, dall'altra parte del muro, passava camminando a passettini leggeri una dolce coccinella, rossa a puntini neri.
“Con il rosso, la mia ragnatela sarà come il fuoco e quei puntini saranno tanti occhi di carbone. Farò morire di invidia tutti i ragni, soprattutto quel brutto muso prepotente.”
E anche quella volta i desideri diventarono realtà. Era proprio un giorno fortunato! La coccinella come se avesse uno strano prurito, si scrollò e ancora si scrollò. E intanto rotolavano giù dalla schiena le sue palline nere, con appiccicato un bel pezzetto di rosso. Scivolarono come di incanto nella sua ragnatela. Mirò assisteva silenzioso. Silenziosamente felice. La coccinella se ne accorse appena. Mosse le piccole antenne, aprì le sue ali e volò via, su un fiore lì vicino.
«Ah … Anche a me piacerebbe volare sui fiori. Ma sono pur sempre un ragno. Accidenti!”
E mentre pensava a tutto questo, vide uscire all'improvviso da un calice di fiore, un’ape che ronzava come cento mosche messe insieme. Andava così veloce che fece cadere, dalla sua panciotta, una polverina gialla gialla.
“Che meraviglia! Che ri-ri-ri-magia. Questo sì che è oro!” 
Mirò lo raccolse con cura e poi mise in ordine tutti i colori che aveva recuperato, sistemandoli in un buchetto del muro.
“Dunque, color mattone, color polvere, color pozzanghera, li avevo già. L’azzurro, il viola, l’arancio, il bianco e il rosa: me li ha dati la farfalla. Il rosso, il nero: la coccinella. Il giallo oro: l’ape.
 “Si, maaa … ma, mi manca qualcosa. Dunque …. il verde! Già il verde delle foglie, il verde del muschio, il verde…“ 
E ancora ri-ri-ri-fortuna.
In quel momento si spiaccicò sul muro una cavalletta, di un verde brillante come quello dell’erba fresca.
Mirò la guardava mentre si muoveva avanti e indietro, con le sue zampe lunghe e agili.  Forse cerca qualcosa. Se si ferma un attimo, le rubo un pezzettino di ala. Ecco, ecco adesso. Si adesso! No, no sta solo prendendo la rincorsa e adesso salta…. Uhmm se n’è andata. Troppo tardi. Niente verde.”
Invece no, sul mattone era rimasta una grossa macchia di verde. “Evviva!” Mirò ci passo più volte il filo che usciva dalla sua bocca. E adesso poteva cominciare a dipingere.



Il filo si allungò, si accorciò, si strapazzò, si arricciò, si colorò di mille colori e si trasformò nella più bella ragnatela del mondo.
Il giorno dopo tutti i ragni, ragnetti, ragnoni dei prati dei muri e delle case, vennero per vederla.
Non si erano mai visti disegni così originali e colori così brillanti. Da allora Mirò visse felice e contento, facendo e disfacendo la sua ragnatela per renderla sempre più perfetta.
E il brutto ragno cattivo?
Ehhh anche lui provò a fare ragnatele colorate, ma erano così brutte, così brutte che nessune le guardava. Anzi, tutti ridevano di lui. E lui per la vergogna, un giorno, se ne andò dal grande albero e nessuno l’ha più visto.
E questo è il finale, nel bene e nel male.


lunedì 27 aprile 2020

La nave d'erba



Due ragazzini, una lunga estate, giorni di vacanza tutti uguali, la noia che comincia a farsi sentire… ma spingendosi un po’ oltre, addentrandosi nel fitto della foresta, all’improvviso ecco apparire lo STRAORDINARIO: una nave!

venerdì 24 aprile 2020

mercoledì 22 aprile 2020

La volpe e la cicogna


Le favole di Esopo, scritte, tradotte, riadattate, attualizzate, continuano ad avere il medesimo fascino e la stessa freschezza di quando nacquero, più di 2500 anni fa. Oggi vediamo un po' cosa succede a una volpe non proprio... gentile!


martedì 21 aprile 2020

Il cane che non sapeva abbaiare





Questa storia ce la regalano gli amici della scuola media Rinascita Livi. I bellissimi disegni sono di Marco e Gabriella. Grazie!!!!


 IL CANE CHE NON SAPEVA ABBAIARE

Gianni Rodari


C'era una volta un cane che non sapeva abbaiare. Non abbaiava, non miagolava, non muggiva, non nitriva, insomma, non sapeva fare nessun verso. Era un cagnetto piccolo, solitario. Gli altri lo prendevano sempre in giro e gli dicevano:  - Ma tu non abbai?
– Uhmmm .. no!
- Non lo sai che i cani abbaiano?
- Perché abbaiano?
- Abbaiano perché sono cani. Abbaiano ai vagabondi di passaggio, ai gatti dispettosi, alla luna piena. Abbaiano quando sono contenti, quando sono nervosi, quando sono arrabbiati. Di giorno e anche di notte. -
- Sarà, ma io...
Insomma, non sapeva abbaiare e non sapeva come fare per imparare. 




Un giorno un galletto gli disse: - Fa' come me! E lanciò due, tre sonori chicchirichììì!!!! 
- Mi sembra difficile - disse il cagnetto.
- Macché, è semplicissimo. Ascolta bene, fai attenzione al mio becco. Guardami, osservami e cerca di imitarmi.
II galletto si mise in posa e fece un altro chicchirichi. Il cane provò a fare lo stesso, ma gli uscì di bocca solo  «eghe eghe», che mise in fuga le galline spaventate.
- Fa niente, - disse il galletto, - per la prima volta è anche troppo. Riprova, dai. 


Il cagnetto riprovò una volta, due, tre. Si esercitava di nascosto, dalla mattina alla sera. 
Una volta, per fare gli esercizi senza esser sentito dagli altri, andò nel bosco e fece finalmente un chicchirichi così vero, così bello e forte che lo sentì una volpe e pensò tra sé: «Finalmente il gallo è venuto a trovarmi. Correrò a ringraziarlo per la visita...». Ma non dimenticò di portarsi forchetta, coltello e tovagliolo perché per una volpe non c'è colazione più appetitosa di un bel galletto. Ma, al posto del gallo, vide il cane che, accucciato sulla propria coda, lanciava uno dopo l'altro “chicchirichi” tutto soddisfatto.
- Ah, - disse la volpe, - così stanno le cose, mi avevi teso un tranello. 
- Un traneIlo?
- Ma certo. Mi hai fatto credere che ci fosse un gallo sperduto nel bosco e ti sei nascosto per acchiapparmi. Meno male che ti ho visto in tempo.
- Ti assicuro che io non volevo fare tutto questo... Ero venuto qui solo per fare esercizi.
- Esercizi? E di che genere?
– Io mi esercito da tanto tempo per imparare ad abbaiare. Ho quasi imparato, senti come lo faccio bene… chicchirichi.
La volpe voleva scoppiare dalle risate. Si rotolava per terra, si teneva la pancia, si mordeva i baffi e la coda. Il nostro cagnetto ne fu tanto mortificato che se ne andò via in silenzio, a muso basso, con le lacrime agli occhi.  

Lì vicino volava un cúculo.  
- Che cosa ti hanno fatto?
- Niente.
- Allora perché sei tanto triste?
- Eh, è perché non riesco ad abbaiare. Nessuno mi vuole insegnare.
- Se è solo per questo, ti insegno io. Ascolta bene come faccio e cerca di fare come me: cucù... cucù... cucù... Hai capito?
- Mi sembra facile.
- Facilissimo. Io lo sapevo fare anche da piccolo. Prova: cucù... cucù... cucù
- Cu... - fece il cane - Cu...
Provò quel giorno, provò il giorno dopo. Dopo una settimana, ci riusciva già abbastanza bene. «Finalmente, finalmente comincio ad abbaiare sul serio. Adesso non potranno più prendermi in giro».



Proprio in quei giorni passò nel bosco un cacciatore. Sentì uscire da un cespuglio cucù... cucù... 
-Un uccello! 
Puntò il fucile e - bang! bang! - lasciò partire due colpi. I pallini, per fortuna, non colpirono il nostro cagnetto, che se la dette a gambe levate. Ma era molto meravigliato: «Quel cacciatore dev'essere impazzito, se spara anche ai cani che abbaiano...». Il cane si mise a correre, a correre a più non posso. A un tratto si fermò. Che strana voce aveva sentito … Bau, bau, bau. «Questo verso mi dice qualcosa, - pensò il cane, - eppure non riesco a capire che razza di animale sia quello che lo fa». - Bau, bau. «Sarà la giraffa? No, forse il coccodrillo ». Strisciando tra i cespugli il cagnetto si avviò nella direzione da cui giungeva quel bau, bau che, chissà perché, gli faceva battere tanto forte il cuore sotto il pelo. 
- Bau, bau.
- Toh, un altro cane. 
- Ciao, cane. 
- Ciao, cane.
- Mi sai dire che verso stai facendo?
- Verso? Per tua norma e regola io non faccio versi, io abbaio.
- Abbai?? Tu sai abbaiare??
- Naturale. Non pretenderai che barrisca come un elefante o che ruggisca come un leone.
- Allora mi insegni?
– Perché? Non sai abbaiare?
- No.
- Ascolta e guarda bene. Si fa così, guarda: bau, bau... bau, bau.
- Bau, bau, - disse subito il nostro cagnetto.
E tra sé pensava, commosso e felice: «Finalmente ho trovato il maestro giusto».
E visse così felice e contento.


lunedì 20 aprile 2020

Goha e i saggi





Che cosa rispondere a uno scienziato che vi chiede quante sono esattamente le stelle che brillano in cielo? A questa imbarazzante domanda, così come ad altre, Goha l’egiziano, chiamato in altri racconti Nasreddin o Jaha, darà delle risposte quanto meno sorprendenti…

venerdì 17 aprile 2020

Il regalo più bello


Il regalo più bello ... è questa storia letta da Federico 4a e tutte le altre che stanno arrivando!!!
Grazie!!!

giovedì 16 aprile 2020

Ortone e i piccoli Chi


                                       

Il Dr. Seuss ci porta nel mondo di Ortone, elefante dall'animo gentile, capace di grandi atti di  generosità. Dovrà vedersela con cangure, macachi e aquile per difendere "CHI"non si vede...


mercoledì 15 aprile 2020

In una notte di temporale



In una notte di temporale, un lupo e una capretta si rifugiano in una capanna abbandonata alle pendici di una collina. Il temporale infuria, la pioggia scroscia e nella capanna il buio è totale... 
La storia è di Yuichi Kimura e viene letta da Vera Caroppo.

giovedì 9 aprile 2020

martedì 7 aprile 2020

La vecchina nella capanna


                                                                      
 In questo racconto della tradizione yiddish, una vecchina non sopporta più di vivere in una capanna troppo piccola per lei. Quando confessa il suo problema a un vicino, lui le dà un consiglio molto curioso…

lunedì 6 aprile 2020

Abbraccio di orso

Natuk e Orso Bianco erano inseparabili. Fino a che, un giorno, successe una cosa terribile, che avrebbe potuto separarli per sempre. Questa è la storia della loro amicizia. 


Abbraccio di orso di Susanna Isern e Betania Zacarias

Proposta da Cecilia di 1A, letta da Susanna e sua mamma Alessandra.

venerdì 3 aprile 2020

il regno del leone


Una bella fiaba di Esopo, che ci insegna come sia bella la convivenza pacifica.Buon ascolto.

Il regno del leone
Questa volta è stato eletto re degli animali un Leone molto diverso dai suoi predecessori feroci e prepotenti: il nuovo re è buono, mite, giusto.

Viene subito convocata un'assemblea di tutti gli animali in cui ognuno è invitato a fare la pace con il suo nemico chiedendogli scusa per il male fattogli.
Si vede così il Lupo che abbraccia l'Agnello, la Faina che culla la Gallina, il cane che lecca affettuosamente la Lepre, la Pantera che consola un Cerbiatto impaurito.
E' una scena che fa bene al cuore: non sembra neppure vero.
E' a questo punto che si sente la vocetta di un leprotto che esclama:
- Quanto ho desiderato il momento in cui il debole non avrebbe più avuto paura del forte. Ora che ciò si è avverato mi sembra da avere paura che sia soltanto un bel sogno.
Esopo , Fiabe

giovedì 2 aprile 2020

Il trionfo dello Zero



Mai credere a chi ti dice che non vali niente, che sei uno "zero"! La verità è che tutti noi abbiamo un posto nel mondo, tutti noi abbiamo valore, soprattutto se ci aiutiamo l'un l'altro...

mercoledì 1 aprile 2020

il Semaforo Blu

un'altra storia letta e illustrata da Arianna di 3A



Il semaforo blu



Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza del Duomo fece una stranezza. Tutte le luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
- Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l'insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
- Lei non sa chi sono io!
Gli spiritosi lanciavano frizzi:- Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
- Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
- Col giallo sapete cosa ci fanno? Allungano l'olio d'oliva.
Finalmente arrivò un vigile e si mise lui immezzo all'incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente .
Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare:
" Poveretti! Io avevo dato il segnale di " via libera" per il cielo.
Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio".
(favole al telefono Gianni Rodari)