martedì 28 aprile 2020

Ragno Mirò






La storia del Ragno Mirò è scritta dalla maestra Patrizia ed è accompagnata dai disegni realizzati da  Marco e Gabriella.

Il ragno Mirò 
di zia Patrizia.



In un angolo di un muro scalcinato se ne stava rintanato un bel ragnetto. Ragnetto si, ma proprio bello no.
Tutti lo chiamavano Mirò. Mirò come il famoso pittore, perché era capace di disegnare con il suo filo delle bellissime ragnatele. Le faceva di ogni forma e dimensione. Grandi come una porta o piccole come una melina, tonde come una girandola, quadrate, storte, dritte, a stella, a strascico. L’unica cosa che gli mancava per diventare un vero pittore, erano i colori. Lui ne conosceva solo tre: color mattone, color polvere, color pozzanghera. A dire il vero, non erano un granché, ma quando erano bagnati dalla rugiada, sembravano color argento. Il ragnetto, li rimirava contento, e continuava a lavorare e lavorare per renderli sempre più belli.
Gli altri ragni lo prendevano in giro.
-  Mirò se vuoi essere un vero pittore, devi trovare un colore.


Ma chi lo tormentava di più era quel grosso ragno peloso e cattivo che aveva la casa sul tronco del grande albero. Gli si avvicinava di soppiatto, lo copriva con la sua ombra enorme e con il suo vocione gli urlava:
- Ehi Mirò, ragnettino insignificante, vieni fuori dal tuo buco. Oggi non hai ancora preso niente, eh, nemmeno una caccoletta pelosa. Ragnetto sgangherato. Il tuo filo appiccicoso lo puoi arrotolare, puoi fargli fare delle capriole e anche salti mortali, ma avrà sempre colori sbrodolosi. Mai luccicanti come i colori di una farfalla. Ah ah ah.
E se ne andava ridacchiando, il perfido ragno nero.
Mirò tremante di paura, cercava di aggiustare la ragnatela, che quel brutto mostro gli aveva rotto e poi si metteva stretto stretto nell’angolino e aspettava che passasse il pericolo. E quando quel ragnaccio gli sembrava lontano, ricominciava a lavorare.


Ma un giorno tutto si rovesciò e la sua vita cambiò. Quel giorno accadde qualcosa di speciale. Sentì come un piccolo soffio di vento e sopra di lui vide due ali coloratissime e delicate, come un pezzetto di arcobaleno.
Una farfalla. Era una farfalla! “Voglio i suoi colori, voglio essere leggero come lei, voglio volare.” Ma forse un ragno non sa parlare ad una farfalla. Infatti, lei nemmeno lo guardò e continuò a farsi i fatti suoi.
Cominciò a sfregarsi le ali e lasciò cadere sul ragno una polverina colorata che sporcò di mille colori un pezzetto della sua ragnatela. Mirò rimase fermo a contemplare quei colori farfalliferi meravigliosi. Una magia.
«E’ la prima volta che mi capita. Che fortuna!”
E se ne andava qua e la per raccogliere i colori.
Quando si accorse che, dall'altra parte del muro, passava camminando a passettini leggeri una dolce coccinella, rossa a puntini neri.
“Con il rosso, la mia ragnatela sarà come il fuoco e quei puntini saranno tanti occhi di carbone. Farò morire di invidia tutti i ragni, soprattutto quel brutto muso prepotente.”
E anche quella volta i desideri diventarono realtà. Era proprio un giorno fortunato! La coccinella come se avesse uno strano prurito, si scrollò e ancora si scrollò. E intanto rotolavano giù dalla schiena le sue palline nere, con appiccicato un bel pezzetto di rosso. Scivolarono come di incanto nella sua ragnatela. Mirò assisteva silenzioso. Silenziosamente felice. La coccinella se ne accorse appena. Mosse le piccole antenne, aprì le sue ali e volò via, su un fiore lì vicino.
«Ah … Anche a me piacerebbe volare sui fiori. Ma sono pur sempre un ragno. Accidenti!”
E mentre pensava a tutto questo, vide uscire all'improvviso da un calice di fiore, un’ape che ronzava come cento mosche messe insieme. Andava così veloce che fece cadere, dalla sua panciotta, una polverina gialla gialla.
“Che meraviglia! Che ri-ri-ri-magia. Questo sì che è oro!” 
Mirò lo raccolse con cura e poi mise in ordine tutti i colori che aveva recuperato, sistemandoli in un buchetto del muro.
“Dunque, color mattone, color polvere, color pozzanghera, li avevo già. L’azzurro, il viola, l’arancio, il bianco e il rosa: me li ha dati la farfalla. Il rosso, il nero: la coccinella. Il giallo oro: l’ape.
 “Si, maaa … ma, mi manca qualcosa. Dunque …. il verde! Già il verde delle foglie, il verde del muschio, il verde…“ 
E ancora ri-ri-ri-fortuna.
In quel momento si spiaccicò sul muro una cavalletta, di un verde brillante come quello dell’erba fresca.
Mirò la guardava mentre si muoveva avanti e indietro, con le sue zampe lunghe e agili.  Forse cerca qualcosa. Se si ferma un attimo, le rubo un pezzettino di ala. Ecco, ecco adesso. Si adesso! No, no sta solo prendendo la rincorsa e adesso salta…. Uhmm se n’è andata. Troppo tardi. Niente verde.”
Invece no, sul mattone era rimasta una grossa macchia di verde. “Evviva!” Mirò ci passo più volte il filo che usciva dalla sua bocca. E adesso poteva cominciare a dipingere.



Il filo si allungò, si accorciò, si strapazzò, si arricciò, si colorò di mille colori e si trasformò nella più bella ragnatela del mondo.
Il giorno dopo tutti i ragni, ragnetti, ragnoni dei prati dei muri e delle case, vennero per vederla.
Non si erano mai visti disegni così originali e colori così brillanti. Da allora Mirò visse felice e contento, facendo e disfacendo la sua ragnatela per renderla sempre più perfetta.
E il brutto ragno cattivo?
Ehhh anche lui provò a fare ragnatele colorate, ma erano così brutte, così brutte che nessune le guardava. Anzi, tutti ridevano di lui. E lui per la vergogna, un giorno, se ne andò dal grande albero e nessuno l’ha più visto.
E questo è il finale, nel bene e nel male.


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