Il Dr. Seuss ci porta nel mondo di Ortone, elefante dall'animo gentile, capace di grandi atti di generosità. Dovrà vedersela con cangure, macachi e aquile per difendere "CHI"non si vede...
Era il
quindici maggio, nella Giungla del Nullo,
mentre fuori
si bolle e nell’acqua è un trastullo,
lui si
sciacqua… e si crogiola nelle gioie giunglevoli…
quando
Ortone l’elefante sente un suon dei più fievoli.
Perciò
Ortone si ferma. E con gli occhi va al suono.
“Questa è
bella!” lui pensa “Io non vedo nessuno!”
Ma lo sente
di nuovo. Un lamento minuto
come fa un
esserino quando chiede aiuto.
“Io ti
aiuto” fa Ortone. “Ma… dove sei Chi sei te?”
E poi guarda
e riguarda. Ma non vede alcunché.
Solo un
grano di polvere che svolazza nel ciel.
“Questa!...”
mormora Ortone “Mai sentito parlare
di un
granello di polvere che sa pure gridare!
Sai che
penso?... Qualcuno ci deve esser per forza
proprio in
cima al granello, come non si è mai vista,
così tanto
piccina da sfuggirmi alla vista…
… un povero
scricciolo tremante e allarmato
perché già
si vede morire annegato!
Io devo
salvarlo. Perché questo penso,
ognuno è
importante, sia piccolo o immenso.”
E con le
movenze gentili ed attente
la grande
proboscide Ortone ora tende,
il grano di
polvere solleva e al sicuro
infine lo
appoggia su un trifoglio maturo.
“Hampf!”
Chi hampfa è
un’odiosa cangura
e hampfa la
piccola sua, addirittura!
“Se è men di
uno spillo quel mini granello!
Ci vedi
qualcuno?... Ma hai perso il cervello?”
E Ortone:
“Credi a me, puoi fidarti, lo sai
le mie
orecchie son fini e non sbagliamo mai.
Io so che
laggiù c’è qualcuno. E per me
ce n’è anche
più d’uno, forse due, forse tre.
Forse…
… un’intera
famiglia, anche questo mi attendo,
papà e mamma
con piccoli che già stanno crescendo.
Per questo
ti prego” fa Ortone “e ti imploro:
non recare
disturbo, non dar noia a loro.”
“Sei matto!”
lo deride l’odiosa cangura.
“Matto!” le
fa eco la mini creatura.
“Sei lo
sciocco più sciocco della Giungla di Nullo!”
Poi i
canguri si tuffano e si danno al trastullo.
“Sì,
tuffatevi, bravi!” dice Ortone arrabbiato.
“Io non
voglio vedere quel granello annegato!
Io li voglio
proteggere. Perché sono più grande.”
Estirpò quel
trifoglio e poi via… sulle gambe!
Di liana in
liana la notizia è in cammino:
“Sai che
Ortone ora parla con un grano piccino?
Quello è
fuori di testa! E’ davvero impazzito!”
Mentre
Ortone cammina già da un’ora, impaurito.
“Cosa faccio?
Lo poso?” lui si chiede allarmato.
“Se lo
faccio il granello sarà certo sciupato.
Non lo
lascio. Non voglio! Perché questo io penso,
che ognuno è
importante, sia piccolo o immenso.”
A un tratto
fa stop sbigottito.
Una voce dal
grano ha sentito!
“Più forte,
ti prego, sennò non ti sento!”
fa Ortone al
granello, ascoltando più attento.
“Mio amico”
fa la voce “sei stato eccellente.
Hai dato il
tuo aiuto a me e alla mia gente.
Le case hai
salvato per noi dai disastri,
le chiese i
negozi, dai tetti ai pilastri.”
“Vuoi dire…”
fa Ortone “che lì avete anche case?”
“Sì” trilla
la voce “e molte altre cose!
Lo so, non
mi vedi, nemmeno a fatica,
ma io sono
il Sindaco di una città amica.
A te paion
briciole i nostri edifici
ma a noi sembran
grandi, ci stiamo felici.
Chissà è la
città e Chi ci chiamiamo
e tutti noi
Chi a te grazie diciamo.”
E Ortone
risponde al Sindaco Chi:
“Non avere
paura, non vi lascerò qui!”
Non ha
ancora finito di parlare commosso
che tre
scimmie dall’alto gli si buttano addosso!
I Fratelli Macachi
vanno urlando: “Alé! Alé!
Questo
Ortone che parla con un Chi che non c’è!
Non esistono
i Chi! Ed un Sindaco poi!...
Ora basta,
con queste sciocchezze ci annoi!”
Il trifoglio
gli prendono. E lo portano via
E lo danno
ad un’aquila di nome Razzìa.
A quell’aquila
forte e veloce a volare,
loro
chiedono: “Scusa, ce ne puoi sbarazzare?”
E, prima che
Ortone possa muovere un pelo,
con il grano
nel becco sfreccia l’aquila in cielo.
Fino al sol
del tramonto, per l’intera nottata
quell’uccello
scorrazza per la rotta stellata,
mentre
Ortone lo insegue, tra sospiri e lamenti,
con le ossa
malconce per i massi cadenti,
ed implora:
“Non farlo, i miei amici li sbandi,
han diritto
di esistere quanto noi, che siam grandi!”
Ma
lasciandolo indietro, Razzìa vola a diritto
e gli grida
beffarda: “Chiudi il becco, stai zitto!
Volerò fino
all’alba. Non mi stanco, e domani
ti nascondo
il granello dove mai tu lo stani!”
E alle 6,51
il progetto si avvera.
In un orrido
posto lo nascose e fu fiera.
Mollò giù da
quel becco a casaccio il trifoglio
tra mille
altri su un prato, fioriti e in germoglio.
“Ora
trovalo!” ghigna “Se ti riesce… non credo!”
E virando la
coda da lui prese condedo.
“Li trovo!”
grida Ortone “I miei amici li trovo!
LI DEVO
trovare o di qui non mi muovo!”
E tutti i
trifogli, con cura, uno ad uno,
lui scruta e
setaccia, “Siete qui?” fa a ciascuno
ma ad ogni
trifoglio, uno ad uno, ha la prova
che quello
che cerca ancora non trova.
A mezzodì è
sfatto il povero Ortone,
ne ha
scrutati, setacciati ammassati un milione.
E continua
così, senza mai interruzione…
Alla fine li
trova! Dopo il terzo milione!
“Ehi,
amici!” grida Ortone “Come va? Come state?
Tutto bene?
Tutti interi? Tutto a posto? Parlate!”
Dal granello
ora il Sindaco fa sentir la sua voce:
“Che brutti
momenti abbiamo passato!
E quando
l’uccello poi giù ci ha mollato
Ci ha dato
una scossa che sentiamo ancora
E ogni
orologio si è fermato a quell’ora.
Teiere in
frantumi, le sdraio sdraiate,
le ruote di
bici son tutte acciaccate.
Per questo
ti supplico” fa il Sindaco a Ortone
“mentre noi
restauriamo ci dai protezione?”
“Ma certo
che avete la mia protezione!
Miei piccoli
amici ,qui fuori c’è Ortone!”
“Hampf!”
hampfa una voce!
“Son quasi
due giorni che corri ed insisti
e parli con
chi non c’è, non esiste.
Un modo di
fare non certo da Giungla!
Ed è proprio
inutile che altro ti aggiunga!
E se sono
qui è per dirti arrabbiata
che del tuo
giochino mi sono stufata!”
“Anchio!” fa
la piccola al marsupio affacciata.
“E grazie ai
Fratelli Macachi e a dozzine
di Zii e di
Zie e di Maca-Cugine,
e ogni
Maca-Parente, diretto e acquisito,
stai per
esser legato ed in gabbia spedito!
Il tuo grano
di polvere… ah ah! Vedi là il pentolone?
Dentro
l’Olio di Frizz friggerà a perfezione!”
“Lo
friggete?...” balza Ortone!
“Non potete!
Ci son tante persone!
Vi daranno
la prova se ne avranno occasione!”
Chiama
Ortone: “Signor Sindaco! Per carità!
Devi dare la
prova che voi siete là!
Chiama tutti
a raccolta! Fai venir tutti fuori!
Ogni Chi
lanci un grido! Ogni Chi a far rumori!
Ogni Chi a
squarciagola! Altrimenti ogni Chi
finirà
fritto in fretta dentro l’Olio di Frizz!”
E giù dentro
al granello, nella piazza Chissà,
il minuscolo
Sindaco radunati li ha già.
E il suo
popolo strilla. Sono grida impaurite:
“Siamo qui!
Siamo qui! Siamo qui! Ci sentite?”
L’elefante
sorride: “Questo è come un barrito.
Son sicuro,
canguri, che lo avete sentito.”
“Solo un
soffio di brezza” la cangura è stizzita
“e un
frusciare di vento, solo questo io ho udito!
Nessun suono
di voci. Neanche tu l’hai sentito.”
“Nemmeno
io!” fa la piccola dal marsupio sortita.
Poi
urlarono: “Questo stupido in gabbia portate!
Con metri di
fune la sua pancia legate!
Serrate quei
nodi che lo tengano strizz!
E affondate
il granello dentro il succo di Frizz!”
Con la forza
e il vigore si dibatte ora Ortone,
ma la banda
Macaca era un vero plotone.
Lo
picchiarono! Bistrattarono! Lo tirarono dentro!
Ma lui grida
al suo Sindaco anche in questo momento:
“Non vi date
per vinti! Io vi credo e poi penso
che ognuno è
importante, sia piccolo o immenso!
E voi, così
minimi, voi non morirete
se fate
sentir a lor che ci siete!
E allora,
forza, i polmoni SPREMETE!”
Il Sindaco
batte il tam tam con passione
E ognuno a
Chissà fa una gran confusione.
E batton le
pentole! Padelle e posate!
I secchi del
sudicio! Lattine già usate!
Soffiando i
bazuca, squillando trombetti,
spremendo
chi i flauti e chi i clarinetti!
Facevano un
chiasso davvero infernale,
il cielo era
scosso come da un temporale!
E il Sindaco
chiama, nel folle frastuono:
“Ortone! Che
dici? Si sente ora il suono?”
Ortone
risponde: “Vi sento benone,
ma le
orecchie cangure non son così buone.
Non vi
sentono affatto! E’ sicuro, Signore,
che ogni Chi
fa il suo meglio? Sta facendo rumore?
E’ sicuro
che non c’è uno scansafatiche?
Controlli,
che qui da scherzar non c’è mica!”
In città
corre il Sindaco, da levante a ponente.
Ogni Chi del
suo meglio sembra far veramente.
C’è chi
bercia e chi sbraita! Chi ruggisce e chi trilla!
Ma non
bastano ancora queste altissime strlla!
DEVE avere
qualcuno che rafforzi il baccano.
E setaccia
ogni casa! E ispeziona ogni piano!
Mentre pensa
che ormai dappertutto ha cercato,
e si
appresta a mollare con il cuor disperato,
si ritrova
ad un tratto ad aprire il portone
che nasconde
qualcuno che fa il fannullone!
Nel Budel-Condominio,
al G-12, oh no!
Un minuscolo
essere, che si chiama Giò-Giò
Non fa
nulla, ma gioca, gioca con lo Yo-Yo!
Non fa un
suono! Né un pio! Né uno schiocco!
Ed il
Sindaco si lancia e afferra lo sciocco!
Poi col
giovane sale sulla torre Eiffelbera:
“La città
sta vivendo la sua ora più nera!
L’ora in cui
ogni Chi il cui sangue sia rosso,
va in aiuto
alla patria!” e conclude commosso.
“DOBBIAM
fare un rumore ancor più roboante!
Perciò
grida, ragazzo! Ogni voce è importante!”
Così disse
là in alto. E, salito, Giò-Giò
Si
schiarisce la voce e poi grida il suo: “Oh!”
Quell’”Oh…!”
così
piccolo, ma in aggiunta, bastò!
Finalmente!
Evviva! Infin da quel grano
quelle voci
si udirono! Da vicino e lontano!
L’elefante
sorrise. “Ora è chiaro, io spero!
Hanno dato
la prova che CI SONO davvero.
E se sono
minuscoli, questo non cambia niente,
è riuscito
il più piccolo a salvar la sua gente!”
“E’ vero!
Sì, è vero!” disse mamma cangura.
“E, d’ora in
poi, cercherò addirittura…
d’ora in poi
li proteggo, lo farò insieme a te!”
E la
minicangura:
“VALE ANCHE
PER ME!”
Dal sole
d’estate, dai freddi più intensi
Io voglio
proteggerli, sian piccoli o immensi!”
Ortone e i
piccoli Chi!. Dr. Seuss. Giunti Junior 2002
Nessun commento:
Posta un commento
facci sapere cosa ne pensi!