giovedì 16 aprile 2020

Ortone e i piccoli Chi


                                       

Il Dr. Seuss ci porta nel mondo di Ortone, elefante dall'animo gentile, capace di grandi atti di  generosità. Dovrà vedersela con cangure, macachi e aquile per difendere "CHI"non si vede...






Era il quindici maggio, nella Giungla del Nullo,
mentre fuori si bolle e nell’acqua è un trastullo,
lui si sciacqua… e si crogiola nelle gioie giunglevoli…
quando Ortone l’elefante sente un suon dei più fievoli.
Perciò Ortone si ferma. E con gli occhi va al suono.
“Questa è bella!” lui pensa “Io non vedo nessuno!”
Ma lo sente di nuovo. Un lamento minuto
come fa un esserino quando chiede aiuto.
“Io ti aiuto” fa Ortone. “Ma… dove sei Chi sei te?”
E poi guarda e riguarda. Ma non vede alcunché.
Solo un grano di polvere che svolazza nel ciel.
“Questa!...” mormora Ortone “Mai sentito parlare
di un granello di polvere che sa pure gridare!
Sai che penso?... Qualcuno ci deve esser per forza
proprio in cima al granello, come non si è mai vista,
così tanto piccina da sfuggirmi alla vista…
… un povero scricciolo tremante e allarmato
perché già si vede morire annegato!
Io devo salvarlo. Perché questo penso,
ognuno è importante, sia piccolo o immenso.”
E con le movenze gentili ed attente
la grande proboscide Ortone ora tende,
il grano di polvere solleva e al sicuro
infine lo appoggia su un trifoglio maturo.
“Hampf!”
Chi hampfa è un’odiosa cangura
e hampfa la piccola sua, addirittura!
“Se è men di uno spillo quel mini granello!
Ci vedi qualcuno?... Ma hai perso il cervello?”
E Ortone: “Credi a me, puoi fidarti, lo sai
le mie orecchie son fini e non sbagliamo mai.
Io so che laggiù c’è qualcuno. E per me
ce n’è anche più d’uno, forse due, forse tre.
Forse…
… un’intera famiglia, anche questo mi attendo,
papà e mamma con piccoli che già stanno crescendo.
Per questo ti prego” fa Ortone “e ti imploro:
non recare disturbo, non dar noia a loro.”
“Sei matto!” lo deride l’odiosa cangura.
“Matto!” le fa eco la mini creatura.
“Sei lo sciocco più sciocco della Giungla di Nullo!”
Poi i canguri si tuffano e si danno al trastullo.
“Sì, tuffatevi, bravi!” dice Ortone arrabbiato.
“Io non voglio vedere quel granello annegato!
Io li voglio proteggere. Perché sono più grande.”
Estirpò quel trifoglio e poi via… sulle gambe!
Di liana in liana la notizia è in cammino:
“Sai che Ortone ora parla con un grano piccino?
Quello è fuori di testa! E’ davvero impazzito!”
Mentre Ortone cammina già da un’ora, impaurito.
“Cosa faccio? Lo poso?” lui si chiede allarmato.
“Se lo faccio il granello sarà certo sciupato.
Non lo lascio. Non voglio! Perché questo io penso,
che ognuno è importante, sia piccolo o immenso.”


A un tratto fa stop sbigottito.
Una voce dal grano ha sentito!
“Più forte, ti prego, sennò non ti sento!”
fa Ortone al granello, ascoltando più attento.
“Mio amico” fa la voce “sei stato eccellente.
Hai dato il tuo aiuto a me e alla mia gente.
Le case hai salvato per noi dai disastri,
le chiese i negozi, dai tetti ai pilastri.”
“Vuoi dire…” fa Ortone “che lì avete anche case?”
“Sì” trilla la voce “e molte altre cose!
Lo so, non mi vedi, nemmeno a fatica,
ma io sono il Sindaco di una città amica.
A te paion briciole i nostri edifici
ma a noi sembran grandi, ci stiamo felici.
Chissà è la città e Chi ci chiamiamo
e tutti noi Chi a te grazie diciamo.”
E Ortone risponde al Sindaco Chi:
“Non avere paura, non vi lascerò qui!”
Non ha ancora finito di parlare commosso
che tre scimmie dall’alto gli si buttano addosso!
I Fratelli Macachi vanno urlando: “Alé! Alé!
Questo Ortone che parla con un Chi che non c’è!
Non esistono i Chi! Ed un Sindaco poi!...
Ora basta, con queste sciocchezze ci annoi!”
Il trifoglio gli prendono. E lo portano via
E lo danno ad un’aquila di nome Razzìa.
A quell’aquila forte e veloce a volare,
loro chiedono: “Scusa, ce ne puoi sbarazzare?”
E, prima che Ortone possa muovere un pelo,
con il grano nel becco sfreccia l’aquila in cielo.
Fino al sol del tramonto, per l’intera nottata
quell’uccello scorrazza per la rotta stellata,
mentre Ortone lo insegue, tra sospiri e lamenti,
con le ossa malconce per i massi cadenti,
ed implora: “Non farlo, i miei amici li sbandi,
han diritto di esistere quanto noi, che siam grandi!”
Ma lasciandolo indietro, Razzìa vola a diritto
e gli grida beffarda: “Chiudi il becco, stai zitto!
Volerò fino all’alba. Non mi stanco, e domani
ti nascondo il granello dove mai tu lo stani!”
E alle 6,51 il progetto si avvera.
In un orrido posto lo nascose e fu fiera.
Mollò giù da quel becco a casaccio il trifoglio
tra mille altri su un prato, fioriti e in germoglio.
“Ora trovalo!” ghigna “Se ti riesce… non credo!”
E virando la coda da lui prese condedo.
“Li trovo!” grida Ortone “I miei amici li trovo!
LI DEVO trovare o di qui non mi muovo!”
E tutti i trifogli, con cura, uno ad uno,
lui scruta e setaccia, “Siete qui?” fa a ciascuno
ma ad ogni trifoglio, uno ad uno, ha la prova
che quello che cerca ancora non trova.
A mezzodì è sfatto il povero Ortone,
ne ha scrutati, setacciati ammassati un milione.

E continua così, senza mai interruzione…
Alla fine li trova! Dopo il terzo milione!
“Ehi, amici!” grida Ortone “Come va? Come state?
Tutto bene? Tutti interi? Tutto a posto? Parlate!”
Dal granello ora il Sindaco fa sentir la sua voce:
“Che brutti momenti abbiamo passato!
E quando l’uccello poi giù ci ha mollato
Ci ha dato una scossa che sentiamo ancora
E ogni orologio si è fermato a quell’ora.
Teiere in frantumi, le sdraio sdraiate,
le ruote di bici son tutte acciaccate.
Per questo ti supplico” fa il Sindaco a Ortone
“mentre noi restauriamo ci dai protezione?”
“Ma certo che avete la mia protezione!
Miei piccoli amici ,qui fuori c’è Ortone!”
“Hampf!” hampfa una voce!
“Son quasi due giorni che corri ed insisti
e parli con chi non c’è, non esiste.
Un modo di fare non certo da Giungla!
Ed è proprio inutile che altro ti aggiunga!
E se sono qui è per dirti arrabbiata
che del tuo giochino mi sono stufata!”
“Anchio!” fa la piccola al marsupio affacciata.
“E grazie ai Fratelli Macachi e a dozzine
di Zii e di Zie e di Maca-Cugine,
e ogni Maca-Parente, diretto e acquisito,
stai per esser legato ed in gabbia spedito!
Il tuo grano di polvere… ah ah! Vedi là il pentolone?
Dentro l’Olio di Frizz friggerà a perfezione!”
“Lo friggete?...” balza Ortone!
“Non potete! Ci son tante persone!
Vi daranno la prova se ne avranno occasione!”
Chiama Ortone: “Signor Sindaco! Per carità!
Devi dare la prova che voi siete là!
Chiama tutti a raccolta! Fai venir tutti fuori!
Ogni Chi lanci un grido! Ogni Chi a far rumori!
Ogni Chi a squarciagola! Altrimenti ogni Chi
finirà fritto in fretta dentro l’Olio di Frizz!”
E giù dentro al granello, nella piazza Chissà,
il minuscolo Sindaco radunati li ha già.
E il suo popolo strilla. Sono grida impaurite:
“Siamo qui! Siamo qui! Siamo qui! Ci sentite?”
L’elefante sorride: “Questo è come un barrito.
Son sicuro, canguri, che lo avete sentito.”
“Solo un soffio di brezza” la cangura è stizzita
“e un frusciare di vento, solo questo io ho udito!
Nessun suono di voci. Neanche tu l’hai sentito.”
“Nemmeno io!” fa la piccola dal marsupio sortita.
Poi urlarono: “Questo stupido in gabbia portate!
Con metri di fune la sua pancia legate!
Serrate quei nodi che lo tengano strizz!
E affondate il granello dentro il succo di Frizz!”
Con la forza e il vigore si dibatte ora Ortone,
ma la banda Macaca era un vero plotone.
Lo picchiarono! Bistrattarono! Lo tirarono dentro!
Ma lui grida al suo Sindaco anche in questo momento:
“Non vi date per vinti! Io vi credo e poi penso
che ognuno è importante, sia piccolo o immenso!
E voi, così minimi, voi non morirete
se fate sentir a lor che ci siete!
E allora, forza, i polmoni SPREMETE!”
Il Sindaco batte il tam tam con passione
E ognuno a Chissà fa una gran confusione.
E batton le pentole! Padelle e posate!
I secchi del sudicio! Lattine già usate!
Soffiando i bazuca, squillando trombetti,
spremendo chi i flauti e chi i clarinetti!
Facevano un chiasso davvero infernale,
il cielo era scosso come da un temporale!
E il Sindaco chiama, nel folle frastuono:
“Ortone! Che dici? Si sente ora il suono?”
Ortone risponde: “Vi sento benone,
ma le orecchie cangure non son così buone.
Non vi sentono affatto! E’ sicuro, Signore,
che ogni Chi fa il suo meglio? Sta facendo rumore?
E’ sicuro che non c’è uno scansafatiche?
Controlli, che qui da scherzar non c’è mica!”
In città corre il Sindaco, da levante a ponente.
Ogni Chi del suo meglio sembra far veramente.
C’è chi bercia e chi sbraita! Chi ruggisce e chi trilla!
Ma non bastano ancora queste altissime strlla!
DEVE avere qualcuno che rafforzi il baccano.
E setaccia ogni casa! E ispeziona ogni piano!

Mentre pensa che ormai dappertutto ha cercato,
e si appresta a mollare con il cuor disperato,
si ritrova ad un tratto ad aprire il portone
che nasconde qualcuno che fa il fannullone!
Nel Budel-Condominio, al G-12, oh no!
Un minuscolo essere, che si chiama Giò-Giò
Non fa nulla, ma gioca, gioca con lo Yo-Yo!
Non fa un suono! Né un pio! Né uno schiocco!
Ed il Sindaco si lancia e afferra lo sciocco!
Poi col giovane sale sulla torre Eiffelbera:
“La città sta vivendo la sua ora più nera!
L’ora in cui ogni Chi il cui sangue sia rosso,
va in aiuto alla patria!” e conclude commosso.
“DOBBIAM fare un rumore ancor più roboante!
Perciò grida, ragazzo! Ogni voce è importante!”
Così disse là in alto. E, salito, Giò-Giò
Si schiarisce la voce e poi grida il suo: “Oh!”
Quell’”Oh…!”
così piccolo, ma in aggiunta, bastò!
Finalmente! Evviva! Infin da quel grano
quelle voci si udirono! Da vicino e lontano!
L’elefante sorrise. “Ora è chiaro, io spero!
Hanno dato la prova che CI SONO davvero.
E se sono minuscoli, questo non cambia niente,
è riuscito il più piccolo a salvar la sua gente!”
“E’ vero! Sì, è vero!” disse mamma cangura.
“E, d’ora in poi, cercherò addirittura…
d’ora in poi li proteggo, lo farò insieme a te!”
E la minicangura:
“VALE ANCHE PER ME!”
Dal sole d’estate, dai freddi più intensi
Io voglio proteggerli, sian piccoli o immensi!”



Ortone e i piccoli Chi!. Dr. Seuss. Giunti Junior 2002
 

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