Le favole di Esopo, scritte, tradotte, riadattate, attualizzate, continuano ad avere il medesimo fascino e la stessa freschezza di quando nacquero, più di 2500 anni fa. Oggi vediamo un po' cosa succede a una volpe non proprio... gentile!
C’era una volta… una volpe che, fatta amicizia con una
cicogna, pensò bene di invitarla a pranzo. Ma quando si trovò a decidere cosa
servire all’ospite, ebbe l’idea di giocare uno scherzo alla cicogna. Preparò un
raffinato brodino che versò in due piatti bassi e accolse cosi l’ospite: “Si
accomodi signora! In suo onore ho preparato qualcosa che non potrà non gradire!
Brodo di rane e prezzemolo tritato, sentirà com’è buono!”
“Grazie! Grazie!” rispose contenta la cicogna, annusando il
profumo invitante, ma di colpo capì lo scherzo. Il suo lungo becco, per quanti
sforzi facesse, non riusciva a bere al basso piatto fondo, mentre la volpe con
un risolino continuava a invitarla: “Beva! Beva! Le piace?”
Alla povera cicogna non restò che fare buon viso a cattivo
gioco e con finta indifferenza rispose: “Mi è venuto un terribile mal di testa
che mi ha fatto passare completamente l’appetito!”. La volpe premurosa si
affrettò a risponderle: “Come mi dispiace! Un così buon brodo! Peccato proprio,
sarà per un’altra volta!”. La cicogna, pronta, raccolse l’idea: “Ecco, brava!
La prossima volta faremo un altro pranzo, però sarò io a invitarla!”.
Il giorno seguente la volpe trovò sulla porta di casa un
biglietto cortese con il quale la cicogna la invitava a pranzo. “Che gentile”,
pensò la volpe. “Non si è neanche offesa per lo scherzo che le ho fatto! E’ proprio
una gran signora!”.
La casa della cicogna non era così ben arredata come quella
della volpe e la padrona di casa si scusò: “La mia casa è molto più semplice
della sua, però in compenso le ho preparato un pranzo speciale: granchiolini di
fiume al vino bianco e bacche di ginepro!”. La volpe, pregustando queste
prelibatezze, passò la lunga lingua da un lato all’altro della bocca e accostò
il muso al vaso che la cicogna le porgeva. Ma per quanto facesse non riusciva
ad assaggiare il cibo che stava in fondo, perché il suo muso non entrava
nell’apertura troppo stretta del vaso.
La cicogna invece, col lungo becco, mangiava allegramente.
“Assaggi, assaggi. Le piace?” chiedeva la cicogna, continuando a masticare. La
povera volpe, beffata e confusa, non ebbe neanche la prontezza di spirito di
inventare una scusa che giustificasse il suo forzato digiuno.
Quella sera, rigirandosi insonne e affamata nel letto, ripensando
al pranzo non consumato, si disse rassegnata: “Dovevo aspettarmelo!”
La volpe e la cicogna – Esopo
(da “Le più belle fiabe del mondo”, ill. Tony Wolf e Pietro
Cattaneo. Dami Mondadori, 2005)
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