mercoledì 8 aprile 2020

La guerra delle campane

Grazie a Cinzia e Giorgio, animatori del Bibliordì di Rinascita.







LA GUERRA DELLE CAMPANE
C'era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che
faceva morire molti soldati da una parte e dall'altra. Noi stavamo di
qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavamo addosso giorno e
notte, ma la guerra era tanto lunga che a un certo punto ci venne a
mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo piú ferro per le
baionette, eccetera.






Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone
Pestafracassone, ordinò di tirar giú tutte le campane dai campanili e
di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno
solo, ma grosso abbastanza da vincere tutta la guerra con un sol
colpo.













A sollevare quel cannone ci vollero centomila grú; per trasportarlo
al fronte ci vollero novantasette treni. Lo Stragenerale si fregava
le mani per la contentezza e diceva: - Quando il mio cannone sparerà
i nemici scapperanno fin sulla luna.
Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi
ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta, perché il frastuono poteva
romperci i timpani e la tromba di Eustachio.




Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordinò: - Fuoco!
Un artigliere premette un pulsante. E d'improvviso, da un capo
all'altro del fronte, si udí un gigantesco scampanio: Din! Don! Dan!
Noi ci levammo l'ovatta dalle orecchie per sentir meglio.
- Din! Don! Dan! - tuonava il cannonissimo. E centomila echi
ripetevano per monti e per valli: - Din! Don! Dan!
- Fuoco! - gridò lo Stragenerale per la seconda volta: - Fuoco,
perbacco!
L'artigliere premette nuovamente il pulsante e di nuovo un festoso
concerto di campane si diffuse di trincea in trincea. Pareva che
suonassero insieme tutte le campane della nostra patria. Lo
Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a
strapparseli fin che gliene rimase uno solo.
Poi ci fu un momento di silenzio. Ed ecco che dall'altra parte del
fronte, come per un segnale, rispose un allegro, assordante: - Din!
Don! Dan!
Perché dovete sapere che anche il comandante dei nemici, il
Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestafrakasson, aveva avuto l'idea
di fabbricare un cannonissimo con le campane del suo paese.




- Din! Dan! - tuonava adesso il nostro cannone.
- Don! - rispondeva quello dei nemici. E i soldati dei due eserciti
balzavano dalle trincee, si correvano incontro, ballavano e
gridavano: - Le campane, le campane! E' festa! E' scoppiata la pace!
Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e
corsero lontano, e consumarono tutta la benzina, ma il suono delle
campane li inseguiva ancora.
















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