martedì 12 maggio 2020

Gli abiti nuovi dell'Imperatore


Cosa può far fare la vanità! Lo scoprirà a sua spese un Imperatore un po' sciocco, in questa fiaba di Hans Christian Andersen.






C’era una volta… un Imperatore vanitoso la cui unica preoccupazione era vestirsi con abiti eleganti. Quasi ogni ora cambiava abito per sfoggiare la sua ricercatezza. La voce delle raffinate abitudini dell’Imperatore si era estesa ben oltre i confini del suo regno, e due intraprendenti lestofanti decisero di approfittare della sua vanità. Si presentarono quindi all’ingresso del palazzo imperiale con un piano ben preciso.
“Siamo due bravi artigiani e, dopo lunghi anni di ricerche, abbiamo messo a punto uno straordinario sistema per tessere una stoffa talmente leggera e impalpabile da sembrare invisibile. Anzi, è totalmente invisibile a chiunque sia stupido o non sia all’altezza dell’incarico che occupa!”.
Il Capo delle guardie del palazzo, nel sentire quello strano discorso, mandò a chiamare subito il Ciambellano di corte; questi, a sua volta, avvisò il Primo Ministro che corse dall’Imperatore a riportare l’incredibile notizia. L’Imperatore, curioso, ricevette subito i due imbroglioni.
“… e poi Maestà, oltre a essere invisibile, questa stoffa avrà colori e disegni creati solo per voi!”.
L’Imperatore fece dare ai due un sacco di monete d’oro con l’impegno che cominciassero immediatamente il lavoro. “Chiedete quanto vi serve per produrre la stoffa e vi sarà dato!”.
I due impostori chiesero subito un telaio, seta sottile e fili d’oro poi finsero di mettersi al lavoro. L’Imperatore intanto credeva di aver speso bene il suo denaro: non solo avrebbe avuto un abito straordinario ma, indossandolo, avrebbe scoperto chi dei suoi sudditi non era adatto al posto che occupava.
Qualche giorno dopo chiamò il saggio e anziano Primo Ministro che era reputato da tutti persona di grande buon senso. “Va’ a vedere come procede la lavorazione della stoffa!” gli ordinò. “E torna a riferire”.
Il Primo Ministro fu ricevuto dai due imbroglioni: “Siamo a buon punto! Ma ci serve ancora molto filo d’oro. Ecco, Eccellenza, ammirate i colori! Sentite la leggerezza!”. Il vecchio, chino sul telaio, cercava con l’occhialino di vedere la stoffa che non c’era. Sentiva la fronte bagnarsi di un freddo sudore: “Se non vedo niente, sono proprio stupido… Oppure non sono adatto alla mia carica!”. Se avesse detto la verità su quanto non vedeva sarebbe stato allontanato per sempre dalla reggia. “Che stoffa meravigliosa!” disse allora, “riferirò all’Imperatore!”.
I due lestofanti si fregavano felici le mani. Ormai era quasi fatta! Altro filo arrivò per finire il lavoro. Finché fu annunciato all’Imperatore che erano venuti a prendere le misure per cucine l’abito. “Venite avanti!” ordinò l’Imperatore. I due, pur piegati nell’inchino, facevano finta di reggere un grosso rotolo di stoffa. 

“Ecco, Maestà, il frutto delle nostre fatiche, abbiamo lavorato giorno e notte ma, finalmente, la stoffa più bella del mondo è pronta! Ammirate i colori, sentite com’è impalpabile.” L’Imperatore, che naturalmente non vedeva nessun colore, né sentiva niente tra le dita, ebbe un attimo di panico e si sentì svenire.
Per fortuna il trono era lì vicino e poté sedersi. Ma poi tornò subito allegro: nessuno poteva sapere che lui non vedeva la stoffa e che quindi era stupido. Non sapeva, il poveretto, che quanti lo circondavano, pensando di essere gli unici a non vedere la stoffa, si comportavano proprio come lui. Quindi la commedia continuava, così com’era stata architettata dai due imbroglioni. Prese le misure, cominciarono a tagliare l’aria con forbici, mentre, con ampi gesti muovevano gli aghi, in cui non c’era nessun filo, per cucire l’invisibile vestito.
“Maestà, adesso dovete togliere il vostro abito per indossare quello nuovo”. I due imbroglioni drappeggiarono su di lui il nuovo vestito, e poi gli porsero uno specchio. Per la verità l’Imperatore si vergognava nel vedersi nudo davanti a tanta gente ma, poiché nessuno dei presenti sembrava accorgersene, si sentì sollevato. “Sì, in effetti è un bel vestito e trovo che mi doni molto!” diceva cercando di mostrarsi a suo agio. “Bravi! Siete stati proprio bravi!”.
“Maestà!” disse a questo punto il Primo Ministro. “Desideriamo rivolgervi una supplica: il popolo ha saputo di questa stoffa straordinaria ed è ansioso di vedervi con l’abito nuovo”.
L’Imperatore rimase per un attimo in dubbio: farsi vedere nudo di fronte al popolo! Ma poi scacciò l’idea molesta. Diamine! Lui si vedeva nudo, ma nessuno poteva accorgersene. “Va bene!” disse allora. “Concederò al popolo anche questo privilegio”. E ordinata la carrozza da cerimonia, fu formato il corteo con in testa un gruppo di dignitari che scrutava ansioso le facce dei popolani che facevano ala. Sulla piazza principale tuti erano accalcati e spingevano per vedere meglio; un gran battere di mani accolse il corteo regale. Ognuno voleva sapere quanto incapace o stupido fosse il suo vicino ma, via via che l’Imperatore passava, uno strano brusio si alzava tra la folla. Tutti si premuravano di mormorare, in modo che il vicino potesse sentire.
“Com’è bello l’abito nuovo dell’Imperatore!”
“Che strascico magnifico!”
“I colori! I colori di questa stoffa meravigliosa! Mai visti prima!”.


Insomma, tutti facevano a gara per mascherare la propria delusione nel non vedere l’abito. E, poiché nessuno voleva ammettere di essere stupido o inadatto al posto che occupava, ognuno si comportava come i due imbroglioni aveva previsto.
Ma un bambino, che non aveva nessuna carica, e usava gli occhi solo per vedere, gridò: “Ma non ha niente addosso!”. “Sciocco”, lo richiamò subito il padre correndogli dietro. “Non dire stupidaggini!”. E, riagguantato il marmocchio, se lo portò via. Dapprima sussurrata tra i vicini, la frase del bambino raggiunse tutti finché alla fine tutti gridarono: “Ma sì, è vero, non ha niente addosso! E’ vero! E’ vero!”.
L’Imperatore capì finalmente che il popolo aveva ragione, ma non poteva ammetterlo. Meglio continuare la processione con l’illusione che tutti quelli che lo vedevano erano stupidi! E, impettito, rimase in piedi sulla carrozza, mentre dietro di lui un paggio reggeva uno strascico inesistente!

Gli abiti nuovi dell'Imperatore - Hans Chistian Andersen

(da “Le più belle fiabe del mondo”, ill. Tony Wolf e Pietro Cattaneo. Dami Mondadori, 2005)
 

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