Nasreddin – Goha in Egitto e Jaha in Libano – un personaggio che si
incontra in tutto l’Oriente musulmano e, con altri nomi, in molti paesi del
Mediterraneo. Impertinente, saggio, ingenuo, intelligente, o stupido, è sempre
in grado di dare lezioni che però lui non segue, e incarna l’insofferenza
dell’uomo della strada all’ordine stabilito e all’arbitrio.
Una sera, dopo una buona cena, Nasreddin si vide proporre dai suoi
amici una scommessa curiosa. Se fosse riuscito a restare tutta la notte
all’addiaccio senza coprirsi col mantello e senza riscaldarsi al fuoco, gli
avrebbero offerto un banchetto ancora più sontuoso di quello che lui aveva appena
offerto loro. Lui accettò immediatamente.
Il giorno dopo, mentre il sole tramontava, Nasreddin salì in cima alla
collina, si sedette e attese pazientemente l’alba. Infine, al mattino,
ridiscese al villaggio, sicuro di avere vinto. I suoi compagni gli chiesero
allora come avesse passato la notte.
-
Oh, è stato estremamente facile. Mi ha tenuto
compagnia il fuoco di un campo che vedevo in lontananza…
Gli amici rifletterono per un poco, poi uno disse: - Mi dispiace,
Nasreddin, ma hai perso la scommessa. Quella luce, benché lontana, ha potuto
riscaldarti. Tocca dunque a te offrirci una cena.
Tanta malafede era difficile da accettare, ma Nasreddin si inchinò e li
invitò per l’indomani sera.
All’ora prevista, i suoi compagni si presentarono a casa sua. Lui vantò
allora le prelibatezze del menu e spiegò che la cena stava cuocendo in cucina.
Si misero tutti comodamente seduti sui sofà, e ben presto iniziò una
discussione animata. Passò un’ora, una seconda e una terza senza che venissero
chiamati a tavola. Quando i morsi della fame cominciarono a farsi sentire, uno
degli invitati chiese a Nasreddin: - Non è ora di mangiare… Cosa ne pensi?
-
Vi ho detto che il cibo era sul fuoco.
-
Sì, ma sono passate più di tre ore! Vado a
vedere che cosa sta succedendo in cucina.
Superata la soglia, l’uomo restò di sasso.
Sul tavolo, in bella mostra, c’erano numerose pentole piene di cibo e
dall’altra parte della stanza bruciava una candela.
Nasreddin, che aveva seguito l’amico, gli mise una mano sulla spalla e
gli disse: - Non ti preoccupare. Se la luce del fuoco di un campo lontano ha
potuto scaldarmi l’altra notte, la fiammella di questa candela finirà
certamente per cuocere la nostra cena…
(da “Mille anni di storie per ridere”. Edizioni EL, 2010)
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